| 10, 100, 1000 Guantanamo Il mondo secondo George Bush Tribunali segreti per i nemici degli Usa
«Una legge incostituzionale e contro i valori dell´America. Niente divide l´America dai suoi nemici più del nostro impegno per la giustizia e la legalità, ma la legge firmata oggi rappresenta una rottura storica perché trasforma Guantanamo e altre prigioni statunitensi in terre di nessuno della legalità». Non ha dubbi Anthony Romero, direttore dell' organizzazione dell´American Civil Liberties Union (Aclu) – sul giudizio da dare a proposito della legge che il presidente Gorge Bush ha firmato con grande spolvero e ancor più retorica.
Intitolata molto burocraticamente il Military Commissions Act, legge sui tribunali militari, a giudizio delle organizzazioni per le libertà civili statunitensi costituisce in realtà l´introduzione nel sistema giuridico americano di un´area grigia di abuso e negazione dei diritti fondamentali, e tutto in nome della lotta al terrorismo.
La legge firmata da Bush consentirà alla Cia e in genere alle agenzie antiterrorismo americane di detenere a tempo indeterminato e senza la necessità di prove qualsiasi persona considerata un "nemico degli Stati". E per i detenuti di Guantanamo si apriranno i processi davanti alle military commission, tribunali militari dove saranno giudicati senza la necessità che siano esibite prove contro di loto e senza che siano assistiti da un avvocato. La legge autorizza anche gli interrogatori "pesanti" – ma la Casa Bianca nega che si tratti di tortura – e la creazioni di prigioni segrete in luoghi segreti. Che sono anche un´altra occasione di affari per gli amici dell´amministrazione Bush. La Kellogg, Brown & Root, filiale del gruppo Halliburton, - informa un comunicato di U.S. Citizens for Peace & Justice, un´organizzazione di americani che vivono a Roma - ha vinto un contratto per 385 milioni di dollari per costruire centri di detenzione, le cui località non sono state rivelate.
«Sono rare le occasioni - ha detto il presidente Bush alla cerimonia della firma - in cui un presidente può firmare una legge che sa che salverà vite americane. Oggi io ho questo privilegio». Nel corso della cerimonia, di fronte ai vertici della sicurezza, della difesa e dell'intelligence, Bush ha affermato che si tratta di una legge «che risponde sia allo spirito, sia alla lettera dei nostri obblighi internazionali», compresa la Convenzione di Ginevra. «Come ho sempre detto - ha aggiunto Bush - gli Stati Uniti non torturano. È contro le nostre leggi ed è contro i nostri valori». Il provvedimento protegge i prigionieri nelle mani degli Usa dal ricorso negli interrogatori a qualunque trattamento «crudele e disumano».
A chi viene processato non viene riconosciuto il diritto di appellarsi a corti federali negli Usa e non è riconosciuto l' habeas corpus, cioè il ricorso per contestare una detenzione ritenuta ingiusta.
Bush ha utilizzato il momento della firma del provvedimento per mandare un forte messaggio nel pieno della campagna elettorale per le elezioni di Midterm, insistendo sul fatto che ora potrà «essere fatta giustizia» in particolare contro i detenuti che vengono ritenuti coloro che hanno «orchestrato l'assassinio di quasi 3000 innocenti». Il presidente, nell' impugnare la penna, ha aggiunto di firmare la legge «in memoria delle vittime dell'11 settembre».
Fino ad oggi, solo 10 dei circa 435 detenuti ancora presenti a Guantanamo sono stati formalmente rinviati a giudizio. Gli altri attendono ancora una incriminazione formale. Circa un centinaio di loro, peraltro, sono già stati ritenuti dal Pentagono pronti per essere rilasciati e non saranno quindi incriminati. Il loro destino resta comunque incerto: come ha rivelato il Washington Post, anche i paesi alleati soprattutto in Europa che protestano contro Guantanamo - è il caso della Gran Bretagna - non si stanno dimostrando disponibili ad accogliere i prigionieri anche se sono loro cittadini.
«Ci chiediamo se il Ministero degli Esteri italiano ha in programma di diramare un avviso per i cittadini italiani che intendono recarsi negli Stati Uniti» scrivono US Citizens for Justice & Peace in un loro comunicato, «Tale avviso dovrebbe spiegare che la nuova legge lascia al presidente decidere, secondo una definizione vaga ed ambigua, chi è un "combattente nemico illegale". Questa definizione comprende non solo chi si è impegnato in atti ostili contro gli Stati Uniti o i suoi co-belligeranti, ma anche chi intenzionalmente e materialmente sostiene tali ostilità. Le prove al riguardo non devono essere rese pubbliche».
articolo dell'Unità del 17.10.06
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